Perché tutti stanno appendendo una pigna in balcone? C’è una motivazione precisa e geniale dietro a questo comportamento inaspettato.
Insieme alle castagne e alle foglie secche, le pigne sono uno dei simboli della stagione autunnale. Queste infiorescenze femminili legnose caratteristiche degli alberi sempreverdi sono molto apprezzate nel campo del riciclo creativo. Sorprende invece quando capita di vederne una appesa fuori dal balcone. Cosa c’è dietro?
Come dicevamo le pigne solitamente trovano ampio spazio non in balcone, quanto per i lavoretti scolastici dei nostri figli. Sono perfette infatti per creare bellissimi addobbi natalizi, ma anche per essere abbinate alle candele o impiegate per costruire ghirlande da usare nel periodo delle festività natalizie. Ma perché appenderle fuori dal balcone?
Quello di cui vogliamo parlarvi oggi è un utilizzo alternativo delle pigne, ben diverso dai classici lavoretti a scopo decorativo. Appendere una pigna in balcone ha una motivazione ben precisa. Non si tratta di una scelta improvvisata o lasciata al caso. Il motivo della pigna appesa in balcone c’è ed è geniale.
Pigna appesa in balcone: la motivazione è geniale
Una pigna, una semplice pigna appesa in balcone può aiutarci a capire come si evolverà il tempo, se farà pioggia o rimarrà sereno. Il WWF ha suggerito un simpatico e ingegnoso esperimento per spiegare ai bambini come reagiscono le pigne all’umidità. Così facendo i più piccoli potranno imparare divertendosi che le pigne non hanno solo una funzione decorativa.
Forse non tutti sanno infatti che la pigna è una sorta di igrometro naturale che cambia aspetto in base al livello di umidità. Insomma, le pigne possono aiutarci a prevedere che tempo farà. Non dovremo fare altro che appenderle con un filo in balcone, in terrazzo o in giardino. Se il tempo si preannuncia buono la pigna si chiuderà. altrimenti rimarrà aperta.
Possiamo verificare la cosa con questo semplice esperimento – adatto ai bambini – proposto dal WWF. Non dovremo fare altro che procurarci tre pigne secche di pino, abete o larice (meglio se di una sola tipologia), un timer e tre contenitori. Attenzione, però: il tempo durante l’esperimento dovrà essere soleggiato e secco.
Inseriamo una pigna all’interno dei contenitori dopo averne riempito uno di acqua calda, uno con acqua fredda. Mettiamo una pigna anche nel contenitore rimasto vuoto. Ogni dieci minuti controlliamo cosa succede alle pigne, segnandoci i cambiamenti. Attendiamo un’ora e poi togliamole dall’acqua.
Noteremo sicuramente che le pigne a contatto con l’umidità dell’acqua avranno chiuso le loro scaglie (dette brattee). In acqua fredda però il processo di chiusura – che serve a proteggere i semi interni della pigna – avviene in maniera più rapida. Ecco il motivo per cui le scaglie delle pigna si chiudono con la pioggia e col freddo e tornano ad aprirsi quando il tempo volge al bello.