La Legge 104/92 tutela i lavoratori che assistono un familiare con 3 giorni di permessi al mese. I permessi sono retribuiti e coperti da contribuzione figurativa valida per il pensionamento.
Ma quante ore bisogna dedicare al familiare disabile nella giornata di permesso? La risposta a questa domanda arriva direttamente dalla Cassazione.
In effetti, ci si chiede se le ore di assistenza devono corrispondere alle ore di lavoro. La Cassazione in una recente ordinanza ha chiarito quali devono essere i periodi di assistenza nella giornata di permesso.
La Cassazione con l’ordinanza numero 26514 del 2024, ha accolto il ricorso di un lavoratore precisando il tempo che il lavoratore deve dedicare al familiare con legge 104 articolo 3 comma 3. Il lavoratore può organizzare in modo flessibile, secondo orari e modalità più consone alle esigenze del disabile.
In precedenza la Corte di Appello di Firenze con la sentenza 816/2017, aveva precisato che il lavoratore può gestire il tempo di assistenza con orari e modalità flessibili considerando in primis le esigenze della persona con handicap grave, e non necessariamente tali orari devono coincidere con l’orario di lavoro.
La finalità dei permessi legge 104 è duplice:
a) il lavoratore ha la possibilità di assicurare assistenza al familiare disabile anche dedicando del tempo per se stesso;
b) il lavoratore ha la possibilità di gestire al meglio la propria vita personale e sociale.
L’assistenza non può essere considerata esclusiva, ma il lavoratore può organizzare la sua giornata e può comprendere anche attività indiretta, come il disbrigo di pratiche burocratiche, le attività domestiche e l’acquisto di beni necessari al disabile.
In base a questo principio la cassazione di recente ha affermato che i permessi legge 104 sono compatibili anche con attività di tipo personale, come lo shopping.
La Cassazione ha esaminato il caso di un lavoratore dipendente che era stato licenziato perché aveva utilizzato i permessi legge 104 per assistere la madre disabile in orari che non coincidevano con il turno di lavoro. In prima istanza il Tribunale di Palermo aveva annullato il licenziamento, ma poi la Corte d’Appello lo reintegrato, confermando che l’assistenza doveva essere prestata nella fascia oraria del turno di lavoro.
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del dipendente e con l’ordinanza numero 26514/2024, ha stabilito che l’assistenza al familiare disabile non deve necessariamente con l’orario di lavoro.
Inoltre, recisa che l’assistenza non deve essere continuativa ma può essere frazionata nel corso della giornata. I giudici hanno precisato che l’elemento essenziale è il “nesso causale” tra la’assistenza al disabile e la fruizione del permesso. Nello specifico, è necessario che la parte prevalente della giornata deve essere destinata alla cura del familiare disabile.
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