In quali casi si può impugnare un testamento e in quali, invece, non si può fare nulla? Cerchiamo di rispondere a queste domande.
In caso di morte di un soggetto (de cuius) i suoi beni, materiali e immateriali, passano in eredità agli eredi oppure vengono distribuiti in base alle volontà espresse nel cosiddetto testamento olografo del de cuius.
Questo documento ha infatti lo scopo di stabilire a chi andrà l’eredità e deve essere dotato di alcune caratteristiche stabilite per legge. In particolare nel testamento olografo dovranno essere presenti nome e cognome, data e firma autografa.
Ne consegue che in mancanza di questi elementi o in presenza di alcune discrepanze o imprecisioni gravi nel testo tale documento può essere considerato nullo. Vi sono poi dei casi in cui il testamento è considerato annullabile, ma solo nell’eventualità in cui gli eredi decidano di impugnarlo.
Testamento nullo, annullabile o non impugnabile: cosa si può fare in merito alla successione
In altre parole ciò avviene quando nel testamento sono presenti alcuni difetti di minore entità e per questo risulta comunque applicabile. Se gli eredi decidono di impugnarlo entro un arco di 5 anni, però, esso potrà essere annullato. In caso contrario il procedimento sarà considerato valido.
Ma allora ciò significa che l’intestatario del testamento potrà decidere di ogni suo bene come vuole? Ad esempio diseredando una parte degli eredi o destinando l’eredità a soggetti che non sono considerati eredi dalla legge? E cosa succede se alcuni trasferimenti di beni avvengono in vita come donazioni?
Per rispondere a questa domanda bisogna far riferimento a due concetti: la quota legittima e la quota disponibile. La prima è la parte di eredità destinata agli eredi diretti indipendentemente dalle volontà espresse nel testamento. Ciò significa che almeno una parte dell’eredità andrà per legge agli eredi diretti. In caso di incongruenze, questi ultimi potranno impugnare la successione entro un arco di 10 anni.
La quota disponibile, invece, è quella parte di eredità che “avanza” una volta liquidata la quota legittima. Quest’ultima potrà essere donata attenendosi alle volontà espresse nel testamento. Ciò significa che gli eredi diretti del defunto non potranno impugnarla e che dovranno rispettare quanto stabilito nel documento.
Vi è infine un ultimo caso a cui è bene accennare: quello in cui gli eredi diretti possono essere diseredati del tutto. Ciò si verifica solo nel caso in cui si riscontrino delle cause di indegnità. In particolare: aver ucciso o tentato di uccidere il defunto, aver calunniato o falsamente accusato il de cuius di reati punibili con ergastolo o pena superiore ai 3 anni.
Averlo costretto a redigere o modificare il testamento con la violenza o con la minaccia e aver distrutto, nascosto o alterato il testamento per ottenere vantaggi. Anche in questi casi, dunque, sarà impossibile impugnare il testamento o qualsiasi decisione in merito alla successione.