Saper leggere la busta paga ed individuare all’istante il TFR, può essere salvifico. Che bello leggere quanto si ha accumulato! Ma davvero si è in grado? C’è del romanticismo in chi sa fare economia in casa propria!
Potrebbe apparire scontato, ma non tutti sanno che in busta paga bisogna tener conto di alcuni tasselli fondamentali che spesso passano inosservati. Laddove si è certi, c’è qualche incongruenza che va adocchiata. Il TFR è calcolato correttamente? Soprattutto come si fa a capire il possibile errore? Ogni posto di lavoro è a sé, non solo per mansioni, ma anche per questi aspetti burocratici. Con qualche dritta, saper leggere i propri interessi diventa un valore aggiunto. Basta preoccupazioni, i conti torneranno!
Diciamo che ogni busta paga è generalmente strutturata allo stesso modo, ma non serve essere dei commercialisti di professione per rendersi conto che ogni mansione ha delle piccole differenze. La bravura sta proprio nel sapere cogliere i dettagli, ma non sempre il Trattamento di Fine Rapporto ha tutto ciò che serve per concludersi in maniera “liscia” come l’olio.
Cos’è il TFR? È la dicitura di una quota che rappresenta quanto di volta in volta, un dipendente dovrebbe ottenere in cambio, nel caso in cui ci fosse uno stop al rapporto di lavoro. Appunto, Trattamento di Fine Lavoro in sigla, indica chiaramente di cosa si tratta: “quanto ha maturato.”
Di certo ci sono tanti numeri, tabelle e indicazioni che potrebbero far confondere facendo letteralmente “incrociare gli occhi”, ma no bisogna disperare, perché c’è un metodo per avere tutto sotto controllo. Sapere dove andare a guardare, è una modalità vincente che all’istante permette di individuare quanto serve. Il punto è che soprattutto chi è alla prime armi, potrebbe confondere un dato per un altro, o peggio, non rendersi conto di possibili errori.
Tra permessi, ferie, cassa integrazione, straordinari e via dicendo, può succedere di non trovare quanto serve. Specialmente perché all’inizio non tutti lo sanno, ma il TFR è presente in un punto preciso della busta paga. E se c’è qualche errore? Si può individuare facilmente, basta riconoscere alcuni dettagli.
A concorrere al calcolo del TFR in busta paga a niente servono i giorni di ferie, straordinari, e quanto indicato nel paragrafo precedente, pur ingenuamente pensando che invece abbiano un valore rilevante. Piuttosto bisogna tenere conto nel calcolo la parte alta della busta paga, nota come Cedolino, il numero della matricola INPS e la stessa posizione INAIL del lavoratore con tanto di specifiche sul tipo di rapporto di lavoro. Questi sono gli elementi essenziali, ma no, il TFR non si trova in questo punto. Gli elementi citati servono per riconoscere la validità del calcolo.
Quindi, gli elementi appena citati sono essenziali per capire se è tutto a posto, e sono posti nella parte alta. A questa segue il cosiddetto “corpo” della busta paga, in cui sono riportate le informazioni già in parte indicate. Dalla retribuzione lorda alle assenze, senza dimenticare le possibili indennità per malattia e le ferie. Ma le quote riferite al Trattamento di Fine Lavoro non sono qui.
La struttura in questione è data dalla logica che vede porre alla fine, la parte che “completa” il quadro di informazioni sul lavoratore. Infatti, a fianco del TFR in busta paga si ritrovano anche le detrazioni e lo stipendio netto. Elementi che come un “sunto” chiarificano la posizione del lavoratore.
Le quote in questione si riferiscono sia ad un trattamento mensile che su base annuale. Quindi, le tempistiche sono fedelmente riportate, e bisogna riconoscere proprio in relazione a questo parametro, che tutto sia in regola. La prima si attiene ad indicare la quota di TFR del mese corrente, e nella voce del primo mese dell’anno figura uguale come quella del TFR annuale.
La seconda è l’importo totale dell’anno di riferimento, ma è bene sapere che non fa accenno né ai precedenti, né ai possibili accantonamenti di cui si beneficerà in futuro. Mentre invece è la voce della Retribuzione utile che indica la somma degli anni di lavoro considerando un valore che può essere uguale o minore rispetto quanto ammontano tutte le voci retributive che servono per conteggiare la liquidazione. La formula poi si conclude con la divisione per 13,5.
È il Fondo 31/12 che permette di individuare quanto maturato nell’anno precedente, ma non il totale. Inoltre, questo dato va sempre letto al lordo, perché il netto figurerà dopo la detrazione delle tasse che il dipendente dovrà pagare. Ma alla fine, dove si trova la dicitura del TFR? È indicato proprio nella parte più bassa a destra!
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