Consumi troppa carta igienica? In questi Paesi ne usano molta più di te
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Antonio Papa
1 mese ago
Se pensi che stai consumando troppa carta igienica, guarda questa lista di nazioni “sprecone”: la classifica di chi ne consuma di più
Ci hai mai pensato? Quel gesto quotidiano, apparentemente innocuo, di srotolare un pezzo di carta igienica ha un impatto enorme sull’ambiente. E se pensi di essere un consumatore seriale, sappi che ci sono Paesi che ne usano quantità incredibili, tanto da spingere alcuni a riflettere seriamente su alternative più sostenibili.
Uno studio commissionato da QS Supplies, azienda britannica specializzata in arredamento per il bagno, ha provato a mettere nero su bianco i numeri del consumo mondiale di carta igienica. Il risultato? Alcuni dati ti lasceranno a bocca aperta (o forse con il rotolo in mano).
Se pensavi che gli Stati Uniti fossero i campioni mondiali del consumo di carta igienica, ripensaci. Il primato spetta al Portogallo, dove ogni cittadino utilizza nel corso della propria vita più di undicimila rotoli. Tradotto in chilometri, si parla di 1035 km di carta igienica per persona.
Una distanza che, per capirci meglio, basterebbe per coprire l’Italia dal Nord al Sud. Non sorprende quindi che i portoghesi siano così legati a questa abitudine, ma il loro consumo è anche un campanello d’allarme per l’impatto ambientale.
Dietro i portoghesi, gli Stati Uniti non sono da meno. Con una media di 1020 chilometri di carta igienica per persona, ogni americano consuma abbastanza carta da costruire un ponte immaginario che collegherebbe Roma con Vienna. E il dato diventa ancora più impressionante se si considera che la popolazione statunitense è circa un terzo di quella cinese. Eppure, i consumi sono tali da rendere il loro impatto ecologico devastante: ogni anno, per soddisfare questa domanda, vengono abbattuti circa 31 milioni di alberi.
L’Italia fa “metà strada”, ma si può fare ancora meglio
La Cina, con la sua enorme popolazione, è ovviamente in cima alla lista in termini assoluti. Questo perché il numero di persone che utilizzano carta igienica è in costante aumento, e per sostenere la domanda si devono abbattere 47 milioni di alberi ogni anno. Di fronte a cifre così impressionanti, il governo cinese ha persino installato software di riconoscimento facciale nei bagni pubblici per prevenire gli sprechi. Una soluzione hi-tech a un problema molto concreto.
E l’Italia? Noi rispetto a questi giganti del consumo ci posizioniamo in modo più moderato. Con una media di 538 chilometri di carta igienica per persona, siamo ben lontani dai numeri del Portogallo o degli Stati Uniti, ma comunque abbastanza per riflettere sull’impatto ambientale delle nostre abitudini quotidiane. Anche da noi, la cultura del bidet contribuisce a ridurre in parte il consumo, ma non abbastanza da renderci realmente sostenibili.
Dietro ogni rotolo c’è un costo invisibile ma enorme per l’ambiente. La produzione di carta igienica richiede abbattimenti massicci di foreste, con conseguente perdita di biodiversità e trasformazione di intere aree in deserti ecologici. Per fare un esempio, solo in Canada, ogni anno, la produzione di carta igienica porta al rilascio di 26 milioni di metri cubi di CO2, contribuendo al cambiamento climatico. E tutto questo nonostante il 70% della popolazione mondiale non usi affatto carta igienica, preferendo l’acqua o altre soluzioni tradizionali.
Quindi, cosa possiamo fare per ridurre questo impatto? Lo studio suggerisce una soluzione tanto semplice quanto ovvia: il bidet. Un oggetto che per molti italiani è un simbolo di igiene quotidiana, ma che potrebbe rappresentare anche una scelta ecologica rivoluzionaria. Ridurre il consumo di carta igienica non significa solo salvare alberi, ma anche preservare il pianeta per le generazioni future.
Antonio Papa
Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!