Cardiotocografia, l’esame non invasivo per valutare la salute del feto

Tante mamme in dolce attesa scelgono di sottoporsi alla cardiotocografia, è un esame non invasivo utile per capire come stia il feto.

È importante non vivere il momento della gravidanza come una malattia, non lo è assolutamente, anche se è certamente importante cercare di non fare sforzi eccessivi, a maggior ragione se si è ricevuto un suggerimento a riguardo da parte del medico. Altrettanto fondamentale non può che essere sottoporsi a controlli periodici così da avere la garanzia che mamma e bambino siano in buona salute. Questo passa attraverso un’ecografia da eseguire almeno con cadenza mensile, a cui possono essere poi affiancati altri esami più precisi che garantiscono di avere maggiori certezze su come stia evolvendo la situazione.

cardiotocografia cos'è e a cosa serve
In gravidanza è importante sottoporsi a controlli frequenti – Foto | pltpuregreen.it

Molte donne possono essere restie all’idea di fare alcuni test che possono risultare invasivi, nonostante possano rivelarsi utili, fortunatamente ci sono delle alternative che non lo sono e che possono essere altrettanto provvidenziali. È il caso della cardiotocografia, nome che pochi potrebbero conoscere ma che può essere consigliato in tanti casi.

Che cos’è la cardiotocografia e perché è utile

Avere la certezza che il feto stia bene è ovviamente determinante per una mamma, risolvere i dubbi a riguardo già prima della nascita non è impossibile grazie ad alcuni esami che possono rivelarsi davvero determinanti. Diverse donne scelgono di eseguire la cardiotocografia – dal greco tokos, nascita, e graphein, scrivere, esame pensato per monitorare la frequenza fetale del nascituro e le contrazioni uterine grazie un’apparecchiatura chiamata cardiotocografo, costituita da un box centrale e da due sonde poste sul ventre materno. La prima è un rilevatore ad ultrasuoni del battito cardiaco (è collegato nel punto in cui la percezione dell’attività del cuore è più alta), la seconda comprende invece un misuratore meccanico delle contrazioni uterine e si posiziona in fondo all’utero.

A fine gravidanza ci si sottopone spesso alla cardiotocografia – Foto | pltpuregreen.it

Il test in genere è previsto in prossimità del parto (a partire dalla 38a settimana di gestazione) ed è di routine, basta infatti recarsi in ambulatorio per farlo. Nella maggior parte dei casi si preferisce farlo per rilevare eventuali contrazioni uterine preparatorie e controllare se il battito fetale sia normale. Entrambe le sonde vengono fissate all’addome materno attraverso delle fasce elastiche, così che gli strumenti possano captare le contrazioni uterine e la frequenza cardiaca fetale.

Si tratta di un tipo di diagnostica che è indolore e che richiede un tempo che va da 30 minuti a un’ora. I segnali che vengono registrati vengono poi trasmessi a un monitor, che li trasformerà in un tracciato, fondamentale per i medici per avere un quadro della situazione.

A volte può essere però richiesta anche prima della 37esima settimana di gestazione, ma solo se si verificano condizioni particolari, che possono rendere necessario un monitoraggio preciso e precoce. È il caso di diabete gestazionale, ipertensione materna, sospetta preeclampsia, patologie materne cardiache, sospetto di parto pretermine, ritardo di crescita intrauterino, diagnosi o sospetto di malformazioni fetali. Ancora adesso si devono però riconoscere alcuni limiti tipici della cardiotocografia, spesso si verificano infatti casi di falsi positivi, può essere quindi il rischio che i feti siano considerati falsamente a rischio. Se affiancata ad altri esami può comunque essere efficace, da sola però a volte può servire a poco.

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