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Bi-test o Dna fetale? Quali sono le differenze e come capire quale scegliere

Published by
Ilaria Macchi

In gravidanza si possono fare due esami, il Bi-Test o il Dna Fetale, non invasivi ma con caratteristiche diverse. Ecco quando servono. 

Il periodo della gravidanza non deve essere certamente considerato come una malattia, ma è normale essere cauti ed evitare sforzi eccessivi, soprattutto se a raccomandarlo è il ginecologo. Altrettanto importante può essere seguire una dieta sana, che fa bene sia alla mamma sia al bambino, ma anche non dimenticarsi quanto sia importante la prevenzione anche in questa fase della vita di una donna.

Sottoporsi a controlli regolari in gavidanza è importante – Foto | pltpuregreen.it

Sottoporsi almeno con cadenza mensile a un’ecografia è certamente più che raccomandabile, ma a questa dovrebbero essere affiancati altri test di screening, che possono essere altamente consigliabili e che consentono di eliminare ogni dubbio. Tra le alternative che possono essere proposte dal medico ci sono il Bi-Test o il Dna fetale, di cui certamente si può avere sentito parlare, ma senza sapere nel dettaglio di cosa si tratti. Conoscerne gli scopi può essere fondamentale per capire quale sia meglio per il proprio caso.

Bi-Test o Dna fetale? Scegliere è cruciale

I test di screening che possono essere eseguiti in gravidanza non sono invasivi, per questo non comportano alcun rischio né per la futura mamma né per il suo bambino, ma rappresentano un passo cruciale nel corso della gestazione. Questi infatti servono a calcolare il rischio che un bambino sia colpito da alcune anomalie cromosomiche, con un grado di sicurezza pari al 90%. Un margine di errore deve essere comunque messo in conto, anche se è più facile che il feto possa presentare alcune anomalie cromosomiche se ci sono stati già casi simili in gravidanze precedenti.

Gli esami che in genere vengono consigliati sono il Bi-Test o il Dna fetale. Qualora dovesse esserci esito positivo il ginecologo potrebbe invitare i futuri genitori a fare accertamenti, così da eliminare ogni dubbio a riguardo. Spesso si può optare per amniocentesi e villocentesi, comunque raccomandabile se la gestante ha più di 35 anni.

Mai trascurare gli esami di screening quando si è incinta – pltpuregreen.it

Vediamo la differenza tra Bi-Test e DNA fetale, così da capirne le peculiarità e stabilire quando sia meglio preferire l’uno o l’altro.

Il Bi-Test è previsto in genere alla fine del primo trimestre (alla 12ª settimana di gestazione). È necessario fare due esami: esame del sangue, per il dosaggio degli analiti PAPP-A e Free B-hCG e un’ecografia, detta translucenza nucale, con l’obiettivo di misurare lo spessore retronucale del feto oltre ad altri parametri fetali. Grazie a questi si riesce a comprendere il rischio che il feto sia affetto da trisomia 13, 18 o 21 (la sindrome di Down). Non si ha quindi la certezza che il nascituro possa avere effettivamente la malattia, è bene precisarlo. Si riesce comunque a percepire quanto sia elevata la probabilità che possa averla. Anche in questo caso, come può capitare spesso, non possono essere esclusi i falsi positivi e i falsi negativi. Il falso positivo potrebbe spingere la coppia a fare un esame più invasivo così da capire lo stato di salute del bambino. Con un falso negativo, invece, si potrebbe scoprire alla nascita che il bimbo ha contratto la sindrome.

Il DNA fetale, invece, permette di analizzare il DNA del feto circolante nel sangue della madre per diagnosticare alcune anomalie numeriche dei cromosomi. Una delle più note, ma anche delle più temute è la Sindrome di Down. Il sangue materno sarà utilizzato per ricercare frammenti di DNA del nascituro provenienti dalla placenta, con una percentuale di sicurezza superiore al 95%. Questo consente inoltre di ricevere informazioni sui cromosomi sessuali, X e Y. A volte si arriva a farlo dopo avere riscontrato un aumentato rischio per il feto dopo la translucenza nucale. In alternativa, può essere proposto se la storia clinica della gestante può far pensare alla possibilità di non avere un figlio sano.

Ilaria Macchi

Nata il 4 ottobre 1982 sotto il segno della Bilancia e, come tale, amante del bello (la moda è una delle mie passioni) e della giustizia. Sono laureata in Linguaggi dei Media all'Università Cattolica di Milano e ho maturato esperienza come giornalista su web, carta stampata e web TV. Appassionata di sport, calcio in modo particolare, Tv e motori.

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