Hai mai pensato a quanto velocemente il motore diesel sia passato da una tecnologia dominante a un’opzione quasi dimenticata nel panorama automobilistico? Fino a qualche anno fa, il diesel era sinonimo di prestazioni e risparmio, ma oggi sembra che le cose siano drasticamente cambiate. Basta dare uno sguardo ai numeri: in Italia, ad agosto, la Volkswagen Tiguan, il diesel più venduto, ha registrato appena 731 immatricolazioni. Confrontalo con le 3.325 vendite della FIAT Panda ibrida e ti rendi conto che qualcosa è davvero cambiato. Anche per quanto riguarda la benzina, con l’Opel Corsa che ha dominato con 1.407 unità vendute, il diesel sembra decisamente in declino.
Ma come siamo arrivati a questo punto? E soprattutto, cosa riserva il futuro per il diesel?
L’inizio del declino: dal Dieselgate al cambiamento di rotta
Per capire come il diesel sia finito in questa spirale discendente, bisogna tornare al 2015, anno del famigerato Dieselgate. Lo scandalo che coinvolse la Volkswagen ha segnato un punto di svolta per l’intero settore. Fino a quel momento, il diesel era il re incontrastato, soprattutto in Europa, dove le vetture alimentate a gasolio erano viste come la scelta migliore per chi cercava un compromesso tra prestazioni e consumi ridotti. Tuttavia, lo scandalo ha portato a un vero e proprio terremoto nel settore, con le normative sulle emissioni che sono diventate sempre più stringenti.
Da allora, il diesel è stato quasi demonizzato, associato a elevati livelli di inquinamento e visto come una tecnologia del passato. Le grandi città europee hanno iniziato a imporre restrizioni alla circolazione dei veicoli a gasolio, e in alcuni casi si parla già di un vero e proprio bando del diesel per il prossimo decennio. Così, anche i consumatori hanno cominciato a orientarsi verso soluzioni più “verdi”, come le auto ibride e quelle elettriche.
Il diesel nell’usato: una seconda vita?
Curiosamente, mentre il diesel perde terreno nelle vendite del nuovo, continua a mantenere una certa forza nel mercato dell’usato. Questo fenomeno può sembrare strano, ma ha senso se ci pensi. Le persone che cercano auto usate spesso hanno un budget più limitato e sono alla ricerca di vetture robuste e affidabili, caratteristiche che il diesel ha sempre garantito. Inoltre, chi percorre molti chilometri trova ancora vantaggioso il risparmio sul carburante che una vettura diesel può offrire rispetto a una a benzina o ibrida.
Tuttavia, anche questo segmento è destinato a cambiare con il tempo. Con le restrizioni sulle emissioni che continuano a diventare più severe e con una maggiore consapevolezza dei consumatori in merito all’impatto ambientale, sarà difficile per il diesel mantenere la sua posizione anche nel mercato dell’usato.
Un nuovo diesel all’orizzonte: il biodiesel HVO100
Ma non tutto è perduto per il diesel. C’è una novità che potrebbe rappresentare una vera rinascita: l’HVO100. Questo nuovo tipo di biodiesel sta iniziando a farsi strada in Italia e potrebbe essere la soluzione per far respirare nuova vita al motore diesel. Si tratta di un combustibile derivato completamente da fonti rinnovabili, il che lo rende molto meno impattante dal punto di vista ambientale rispetto al diesel tradizionale.
In Lombardia, nel piccolo comune di Carpiano, è stato inaugurato il primo distributore di questo carburante innovativo. Il progetto nasce dalla collaborazione tra EkoPoint e Costantin, e promette di ridurre le emissioni inquinanti del 90%. Una percentuale che non è affatto trascurabile, soprattutto se consideriamo la crescente pressione per ridurre l’impatto ambientale dei trasporti.
Il nome HVO sta per Hydrogenated Vegetable Oil, un olio vegetale idrogenato che viene trasformato in combustibile. La cosa interessante è che non si tratta di un esperimento nuovo: questo tipo di biodiesel è già stato testato e utilizzato in vari Paesi del Nord Europa, dove ha dato risultati molto incoraggianti. Ma il vero colpo di scena arriva sul fronte dei prezzi: attualmente, l’HVO100 viene venduto a 12 centesimi in meno al litro rispetto al diesel tradizionale. Un vantaggio economico che potrebbe convincere anche i più scettici.
Cosa significa tutto questo per il futuro del diesel?
La domanda è: l’HVO100 può davvero salvare il diesel o si tratta solo di una soluzione temporanea? Da una parte, c’è chi vede questo biodiesel come una via di fuga per mantenere in vita una tecnologia che, altrimenti, sarebbe destinata a sparire. Dall’altra, però, c’è una crescente convinzione che il futuro della mobilità sia elettrico, o quanto meno ibrido.
È probabile che nei prossimi anni vedremo una convivenza tra diverse tecnologie. Da una parte, i governi e le case automobilistiche stanno spingendo verso l’elettrificazione del settore. Dall’altra, ci sono realtà come l’HVO100 che cercano di rendere il diesel più sostenibile. In fin dei conti, forse la vera domanda è: siamo pronti a dire addio al diesel, o ci sarà ancora spazio per innovazioni come l’HVO100?
Resta da vedere come evolverà la situazione. Quel che è certo è che il mondo dell’automobile sta cambiando velocemente, e chi sa adattarsi meglio a questi cambiamenti sarà quello che uscirà vincente da questa rivoluzione.